Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

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Processo penale e mezzi di comunicazione di massa: un instabile stato dell'arte (di Giovanni Paolo Voena)


I moderni mezzi di comunicazione di massa concentrano l’attenzione non più sul tardivo dibattimento ma sulle indagini preliminari. La disciplina del codice sul divieto di pubblicazione, labirintica e lacunosa, non impedisce la diffusione delle intercettazioni una volta caduto il segreto investigativo. Il conseguente pregiudizio del diritto alla riservatezza dei terzi estranei coinvolti, ma pure dell’imputato per fatti estranei all’addebito, è ora contrastato da una complessa legge delega la cui attuazione rischia, però, di sacrificare l’effettività del diritto di difesa. Mentre le aggressioni mediatiche alla presunzione di innocenza paiono destinate a finire per opera di una direttiva europea, manca ancora una tutela efficace per l’imparzialità del giudice.

Criminal trial and the mass media: an unsettled state of the art

Modern media no longer focus their attention on late coming trial but rather on preliminary investigations. The discipline of the code prohibiting the public disclosure of investigative materials is labyrinthine and incomplete and it does not prevent the circulation of wiretapping once the investigative secret has fallen. The subsequent prejudice to the privacy of third parties involved in the trial and, at the same time, to the privacy of the accused, raising from facts irrelevant for the penal law, is now countered by a Parliament bill. However, the necessary implementation by the Government, as delegated legislator, risks to sacrifice the effectiveness of the defensive rights. While media aggressions to the presumption of innocence seems to be destined to end, thanks to an European directive, there is no effective protection for the impartiality of the judge yet.

UNA TEMATICA SEMPRE SOTTO ATTENZIONE Nell’ultimo anno i rapporti tra processo penale e mezzi di comunicazione di massa sono saliti prepotentemente alla ribalta: alle circolari emesse da alcune procure della Repubblica ed alla delibera adottata dal Consiglio Superiore della Magistratura [1] sui limiti da apporre alla diffusione di intercettazioni potenzialmente lesive della riservatezza o all’indagine, fondata su dati statistici, svolta dall’Unione delle Camere penali italiane in tema di informazione giudiziaria [2] o, ancora, ai recenti scritti che affrontano l’argomento in una chiave sociologica  [3] si aggiungono, da ultimo, le riflessioni che nascono dall’appro­vazione della legge 23 giugno 2017, n. 103. Ne escono riproposti annosi dibattiti e indicati percorsi inesplorati, ma un dato emerge indiscutibile: l’interesse attorno al tema non si è mai smorzato da molti anni. Il vero è che il modo con cui l’amministrazione della giustizia viene percepita dalla società rappresenta un aspetto non secondario di ogni sistema processuale penale, ma lo è tanto più in un ordinamento dove la giustizia è amministrata in nome del popolo. Sebbene la valenza della proclamazione dell’art. 101 comma 1 Cost. sia più invocata che approfondita, tocca pur trarne le debite conseguenze. Anche chi sostiene, come lo scrivente, che dall’art. 21 Cost. non si ricavi un generico diritto ad essere informati, stante il pericolo insito nella funzionalizzazione di un diritto di libertà, riconosce che il legislatore sia tenuto, in virtù del dettato costituzionale, ad approntare le adeguate condizioni perché il popolo sia messo in grado di conoscere lo svolgimento e la conclusione dei procedimenti penali. Qualcuno potrebbe osservare che l’enfasi e il grado di diffusione delle notizie in materia giudiziaria non trova rispondenza in altri paesi democratici come quelli anglosassoni, dove la grande stampa di opinione dedica, di solito, scarsa attenzione ai procedimenti penali. Il giudizio sarebbe affrettato: in una vicenda giudiziaria perugina, notissima a causa, per l’appunto, della sua abnorme copertura mediatica, esponenti politici nordamericani di prima grandezza non hanno esitato a prendere pubblica posizione innocentista a favore della giovane connazionale accusata di omicidio [4]. Menzionare quella vicenda giudiziaria mette subito in luce l’aspetto sul quale si va sempre più appuntando l’attenzione degli osservatori per effetto del rapporto circolare che si instaura tra giustizia penale ed informazione. La comunicazione in materia giudiziaria tende oggi, in maniera più o meno consapevole, non tanto ad informare l’opinione pubblica su ciò che accade nei procedimenti penali, quanto a formarla, il che significa prendere posizione sul merito del processo. Da una [continua..]

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