Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

indietro

stampa articolo leggi articolo leggi fascicolo


Un ciclo giudiziario “travolgente” (di Adolfo Scalfati)


Lo stadio delle indagini non è semplicemente un’inchiesta in funzione del giudizio: quando si sperimentano le armi più appuntite, vi si anticipa un verdetto sociale sull’uomo; la sfera individuale, complice la diffusione di notizie riservate, è definitivamente travolta anche se la vicenda si chiudesse con un proscioglimento.

A ruthless juridical dynamic

Preliminary investigations are not only activities carried out by the Public Prosecutor and criminal police in order to decide if the trial is necessary or not. When taking a look at reality, infact, the scenario is far from the Code’s provisions: when the Prosecutor takes the direction of modern investigative instruments, the future judgment becomes indifferent, since social media has already given its verdict.

Articoli Correlati: ciclo giudiziario travolgente

FOCUS SULL’INCHIESTA PRELIMINARE Al di là delle (troppe) riforme in cantiere, sulle quali si consuma il dibattito degli esperti, l’interesse pubblico sul processo penale si concentra nella fase delle indagini preliminari; è qui che la collettività percepisce il potere repressivo: l’attacco alla libertà irrompe quasi d’improvviso, sgomenta senza avvertire, colpisce la persona nell’intimo, la mette a nudo senza pudore dinanzi all’opinione pubblica tramite stampa, web, televisione, social network. Nel contempo, in questi momenti serpeggia la percezione di sicurezza, sia perché si svela un potenziale autore del reato, sia perché l’intervento giudiziario si mostra rapido, efficace, esemplare; così, l’arsenale del processo rivela le sue attitudini di prevenzione generale, supplisce all’inadeguatezza del controllo amministrativo, tende a sostituirsi alla risposta sanzionatoria fronteggiando il diffuso timore del suo manifestarsi tardivo. Insomma, se l’accertamento penale ha i propri tempi, le misure preliminari irrompono sulle libertà individuali provocando una catarsi collettiva. Intercettazioni, spionaggi sulla vita privata, misure cautelari, amplificati dai media, trasferiscono il loro peso su un terreno meta-processuale, assumendo un ruolo “esterno” alla fase preparatoria del giudizio, con vibranti ricadute sul versante sociale, politico, economico, umano. L’arsenale impiegabile durante le indagini preliminari sembra autorizzato ad sottovalutare ogni proporzione tra gli scopi investigativi e la misura del sacrificio dei diritti individuali. La potenzialità afflittiva, persino sul terreno simbolico, è maggiore di quanto accade al momento in cui si dispone la condanna; la presunzione di non colpevolezza resta un principio sulla carta. Al contrario di quanto si potrebbe ingenuamente pensare, tutto ciò non avviene per caso. Il fenomeno, che si manifesta dove il potere giudiziario tocca le corde più sensibili, cela conflitti e protagonismi tra istituzioni dello Stato, campo nel quale i mezzi di informazione giocano una partita dirimente, potendo determinare il vantaggio delle une e delle altre; nel turbillon di una contesa ultraventennale, le libertà fondamentali, compromesse dall’apparato, non vivono di luce autonoma ma diventano un argomento retorico della diatriba. Gli operatori giudiziari hanno ben capito quanto sia importante far circolare notizie sulle iniziative intraprese; gli eterogenei obbiettivi conseguibili esulano dalla fisiologia processuale (anzi, la condizionano) e sono amalgamati dall’esigenza di visibilità, aspetto che, nella migliore delle ipotesi, risponde alla strategia del consenso sociale: le ragioni del potere (motivazioni cautelari, contenuti dei colloqui riservati, risultati investigativi, ecc.) sono proditoriamente [continua..]

» Per l'intero contenuto effettuare il login

inizio