argomento: corti europee - esecuzione/trattamento carcerario
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Corte e.d.u., 25 novembre 2025, Ramussen e a. c. Danimarca
Parole chiave: diritto alla vita - obblighi positivi – morte accidentale di un detenuto per overdose - mancata dimostrazione della consapevolezza in capo al personale carcerario della sussistenza di un rischio reale e immediato per la vita del detenuto
Nella vicenda relativa al ricorso per la morte accidentale di un detenuto a causa di una overdose da metadone, da questi sottratta dall’infermeria del carcere, la Corte europea esclude che lo Stato convenuto sia venuto meno agli obblighi positivi che incombono sugli stati membri per assolvere al loro dovere primario di garantire il diritto alla vita di ogni individuo ex art. 2 Cedu. Le persone da tutelare che si trovano in stato di detenzione, versando in una situazione di particolare vulnerabilità, obbligano le autorità a rendere conto del trattamento loro riservato per proteggerne la salute e il benessere. Posto che tale obbligo, secondo l’orientamento consolidato della Corte, non può tradursi in un onere insostenibile o eccesivo per le autorità - considerata anche l’imprevedibilità del comportamento umano - la sua sussistenza è subordinata a un duplice criterio: l’accertamento che le autorità pur sapendo o avendo dovuto sapere che un individuo identificato era esposto a una minaccia reale e immediata alla sua vita, non hanno adottato le misure in grado, secondo un giudizio ragionevole, di attenuare tale rischio. Alla luce di questa lettura, si esclude la violazione della norma convenzionale richiamata, in quanto il personale penitenziario adottava le precauzioni ordinarie, non possedendo elementi sufficienti per ritenere che il detenuto corresse un particolare pericolo il giorno precedente la sua morte, o che fosse esposto a un rischio potenzialmente maggiore rispetto a qualsiasi altro detenuto tossicodipendente di andare incontro a conseguenze fatali.