Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

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Corte europea dei diritti dell'uomo (di Andrea Sivier)


Diritto alla vita (aspetti procedurali): obblighi delle autorità statali di condurre un’in­dagine effettiva

(Corte e.d.u., 11 luglio 2023, Nemcova c. Russia)

Con la sentenza in commento i giudici strasburghesi si occupano degli obblighi procedurali richiesti dall’art. 2 Cedu, con particolare riferimento ai doveri investigativi gravanti sulle Autorità statali per il caso in cui siano chiamate ad accertare un fatto di omicidio commissionato da uno o più mandanti.

I fatti posti all’origine del ricorso riguardano l’uccisione del noto politico russo Boris Nemcov, già vice primo-ministro della Federazione Russa e, al momento del fatto, membro della Duma di Stato nonché uno dei più importanti oppositori del presidente Vladimir Putin.

segue

Il 27 febbraio 2015 il predetto politico veniva assassinato da un sicario mentre passeggiava con la compagna sul ponte Bol’šoj Moskvoreckij, situato nei pressi del Cremlino. Nei giorni seguenti veniva prontamente aperta un’indagine penale per l’accertamento dei fatti e la ricerca dei colpevoli. Gli investigatori, in particolare, procedevano ad ispezionare la scena del crimine e il corpo della vittima, sottoponevano a perquisizione l’appartamento di Nemcov e esaminavano i registri delle telefonate effettuate nell’area del fatto al momento dell’omicidio. Venivano, inoltre, sottoposte a visione le registrazioni di numerose telecamere poste in prossimità del luogo del delitto e assunte informazioni da varie persone potenzialmente informate sui fatti. All’esito di tali ricerche, l’attenzione degli inquirenti veniva concentrata attorno alla figura di sei persone legate ad ambienti militari e governativi ceceni, ragione per la quale il 6 marzo 2015 ne veniva ordinata la localizzazione e l’arresto. A seguito degli interrogatori emergeva da subito come l’uccisione di Nemcov fosse stata commissionata dietro corresponsione di una somma pari a quindici milioni di rubli, ma non veniva acquisito nessun elemento utile per risalire ai mandanti. Per quanto riguarda le ragioni del crimine, invece, pur nell’incertezza dello scenario, complicato dalle plurime versioni dei sospettati e da successive ritrattazioni da parte degli stessi, le autorità sembravano percorrere la strada del movente politico-religioso, in quanto la vittima, all’indomani della nota sparatoria presso la sede della rivista Charlie Hebdo, aveva scritto un post sul proprio profilo Facebook mediante il quale assumeva una posizione di forte condanna degli autori dei sopramenzionati fatti. Preme da subito segnalare che poco dopo l’arresto degli indagati, il Capo della Repubblica cecena nonché forte alleato di Vladimir Putin, Ramzan Kadyrov, aveva pubblicato sui propri profili social un messaggio di elogio di alcuni di essi, addirittura affermando che uno di questi lo conosceva e dipingendolo come patriota fedele alla Russia e come uomo profondamente religioso rimasto sicuramente sbalordito dalle attività di Charlie Hebdo e dai commenti a sostegno della pubblicazione delle caricature. Tornando alle indagini, gli inquirenti avevano pure assunto informazioni da ex colleghi e amici della vittima, i quali, evidenziando come non risultasse alcun problema familiare o conflitto in affari di Nemcov, riferivano circa l’impegno politico della predetta vittima e, in particolare, dichiaravano che durante la prima guerra cecena la predetta vittima si era mobilitata per raccogliere firme da persone che vivevano nella regione al fine di propugnare una petizione per fermare il conflitto. Era, inoltre, emerso che Nemcov aveva sistematicamente e apertamente criticato sia il governo federale che [continua..]

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Fascicolo 5 - 2023