AA.VV., Diritto penale e intelligenza artificiale “nuovi scenari”, Torino, Giappichelli, 2022, pp. 1-208
Nella storia dell’umanità, poche innovazioni sono state capaci di dar luogo a un impatto tale da segnare marcatamente il volto di un’epoca. Tra queste, senza dubbio, deve annoverarsi l’intelligenza artificiale. Conseguentemente, i regolatori mondiali stanno impegnandosi – beninteso, con sforzi e intensità differenti – per far fronte, nei limiti del possibile, al moto tellurico che l’A.I. è destinata a produrre in innumerevoli ambiti della società. Tra di essi merita particolare attenzione il diritto in generale e, specificamente, quello penale.
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Il volume in questione s’inserisce nel solco delle ricerche e degli studi che hanno ad oggetto questi due mondi apparentemente distanti, destinati (per necessità, quantomeno) a dialogare sempre più intensamente negli anni a venire. I contributi sono stati realizzati nell’ambito delle attività di ricerca del Progetto AI.CO.CRI 5.0: The use of AI neural networks in the fight against corporate crimes, finanziato dall’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli con il Programma Valere 2020. A prendervi parte, studiosi interni e non alla stessa Istituzione. L’opera si snoda attorno al tema dei corporate crimes, considerato alla luce della disponibilità di nuove tecnologie. Il testo si apre con una serie di paragrafi introduttivi, di ampio respiro, volti a definire l’intelligenza artificiale, in modo da orientare il lettore nell’approccio a quelli successivi, attinenti a profili sempre più specifici. Si è quindi dettagliato il focus sulle relazioni tra A.I. e diritto penale. Il volume, come si è detto, non trascura le possibili interazioni tra nuove tecnologie e responsabilità da reato degli enti. A tal proposito, degne di nota sono le prospettive di configurazione di una responsabilità della macchina stessa (machina delinquere potest?, ci si chiede) conseguente alle decisioni che la stessa assuma o, comunque, contribuisca a determinare. Congiuntamente, si svolge un affondo relativo ai nuovi sistemi intesi a valutare i rischi di recidiva (i cc.dd. risk assessment tools) e a quelli funzionali a vagliare la credibilità dei dichiaranti. In tal caso, peraltro, la riflessione si orienta – sia pur sommariamente – anche verso il terreno (minato, a voler usare un eufemismo) delle neuroscienze. Un ambito evidentemente consentaneo a quello dell’A.I., che costituisce il tema primo dell’opera. Primo, ma non unico: a riprova di ciò, si consideri pure la trattazione in tema di criptovalute, seguita dal (consueto) dibattito su pro e contro del loro impiego con riferimento ai fenomeni di riciclaggio. Così, la speculazione investe pure il campo della blockchain in rapporto alle frodi alimentari. Più classica e coerente, quella deputata all’impiego (sempre controverso, s’intende) di sistemi di riconoscimento facciale. In tali sedi, non si omette di valutare l’impatto che i predetti strumenti avrebbero sul (già delicato) impianto delle garanzie sostanziali e processuali, faro imprescindibile per l’interprete, di fronte ad ogni sorta d’innovazione. La materia si presta fisiologicamente ad esami comparatistici, nella misura in cui alcune delle tecnologie analizzate sono già impiegate in differenti Paesi. E si pensi, a titolo meramente esemplificativo, agli spunti circa il sistema Zero Trust, sperimentato in Cina. La circostanza che il suo utilizzo, pur [continua..]