argomento: de jure condendo - procedimenti speciali

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di Elena Andolina

In data 26 maggio è stata assegnata alla Commissione Giustizia del Senato in sede redigente la proposta di legge S. 662, d’iniziativa dell’onorevole Scarpinato, recante “Modifiche all’articolo 445 del codice di procedura penale in materia di effetti dell’applicazione della pena su richiesta”.

Com’è noto, il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 - attuativo della cd. riforma Cartabia - novellando integralmente il comma 1-bis dell’art. 445 c.p.p. (come modificato dalla l. 12 giugno 2003, n. 134), ha  soppresso l’equiparazione della sentenza prevista  dall’art. 444, comma 2, c.p.p. alla sentenza di condanna nell’ipotesi in cui non siano applicate pene accessorie; così da scompaginare l’equilibrio che tale sillogismo aveva creato rispetto a diverse norme di legge estranee al codice penale e al codice di procedura penale.

L’Avvocatura dello Stato, interpellata dal Ministero dell’interno circa la permanenza delle cause di incandidabilità  previste dal d.lgs. 31 dicembre 2012, n. 235 (cosiddetta “legge Severino”), ha escluso l’applicazione - a far data dall’entrata in vigore del d.lgs. n. 150 del 2022 - di quelle disposizioni di legge non qualificabili come penali e, dunque, pure della citata legge Severino; con la conseguenza che i soggetti condannati con sentenza di patteggiamento potranno concorrere alle prossime elezioni.

È evidente come siffatta interpretazione crei un vulnus nell’ordinamento giuridico, incidendo su princìpi costituzionalmente tutelati quali quelli relativi alla imparzialità e trasparenza della pubblica amministrazione. Per tali ragioni, nell’ottica di evitare effetti nefasti per l’ordinamento giuridico allo stato non ponderabili, il presente disegno di  legge - che si compone di un solo articolo - intende ripristinare il comma 1-bis nel testo precedente l’entrata in vigore della riforma Cartabia.