Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

25/03/2023 - La Corte penale internazionale spicca due mandati d’arresto nei confronti di Vladimir Vladimirovich Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova

argomento: novita' sovranazionali

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Come si apprende dalla notizia pubblicata sul sito ufficiale della Corte penale internazionale (ICC), il 17 marzo 2023 la II Camera preliminare ha emesso due mandati d’arresto nell’ambito delle indagini relative al conflitto russo-ucraino, i cui destinatari sono il Presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovich Putin e il Commissario per i diritti dei bambini presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa Maria Alekseyevna Lvova-Belova.

In particolare, i provvedimenti sono stati adottati sulla base dell’art. 58 dello Statuto della Corte (ICC St.), il cui § 1 prevede, innanzitutto, che il Procuratore presenti un’apposita richiesta, la quale era effettivamente intervenuta il 22 febbraio 2023.

Per quanto concerne le fattispecie oggetto di contestazione, in relazione alle quali devono sussistere fondati motivi per credere che siano stati commessi dall’accusato (art. 58, §1, lett. a) ICC St.), a rilevare sono i crimini di guerra di deportazione illegale e di trasferimento illegale di parte della popolazione e, nella specie, di bambini, dai territori occupati dell’Ucraina verso la Federazione Russa, rispettivamente contemplati dalla lett. a), vii) e dalla lett. b), viii) dell’art. 8, § 1, ICC St.

Più nello specifico, entrambi i “catturandi” sarebbero responsabili per la commissione di tali crimini a titolo individuale, insieme ad altra persona o tramite altra persona ex art. 25, § 3, lett. a), ICC St. Al solo Presidente Putin viene anche addebitata la c.d. “command responsability” prevista dall’art. 28, § 1 lett. b), ICC St. per non aver esercitato un controllo adeguato sui subordinati civili e militari, i quali, trovandosi sotto la sua effettiva autorità e il suo effettivo controllo, hanno commesso gli atti, o hanno permesso la loro commissione.

Infine, merita una notazione il profilo della pubblicità dei due provvedimenti. Da questo punto di vista, nel comunicato, da un lato, si chiarisce che essi debbono rimanere riservati per proteggere le vittime e i testimoni, nonché per salvaguardare il buon esito delle indagini. Dall’altro, si afferma che la conoscenza pubblica di alcuni elementi, quali l’esistenza dei mandati, il nome degli indagati e i crimini contestati che sono stati appunto diffusi per mezzo del comunicato in esame, può contribuire a prevenire la commissione di ulteriori reati.