argomento: decisioni in contrasto - impugnazioni

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In tema di disciplina emergenziale per il contrasto della pandemia da COVID-19, sono emerse nella giurisprudenza di legittimità soluzioni differenti in ordine alle conseguenze derivanti dalla presentazione di un atto di impugnazione in cui sia stata apposta una firma digitale irregolare. Secondo un primo orientamento non costituisce causa di inammissibilità dell'impugnazione di un provvedimento la mera irregolarità della sottoscrizione digitale, non riconosciuta come valida dal sistema di verifica dell’ufficio giudiziario, in quanto corredata da un “certificato non attendibile” (Cass., sez. V, 28 aprile 2022, n. 22992), o in ragione del mancato utilizzo di uno specifico software (Cass., sez., II, 15 giugno 2022, n. 32627), ritenendosi che l'unica ipotesi di inammissibilità sia da ricollegare, in forza al disposto dell’art. 24 comma 6 sexies l. n. 176 del 2020,  alla mancata sottoscrizione dell'atto di impugnazione da parte del difensore e non  anche all'ipotesi in cui la stessa risulti irregolare (Cass., sez., VI, 3 luglio 2023, n. 34099). La sentenza in esame, tuttavia, ha affermato l’inammissibilità dell’atto di impugnazione sottoscritto con firma digitale, corredata da un certificato elettronico scaduto o non valido, in quanto in questa ipotesi deve trovare applicazione l'art. 24 comma 4 bis d. lgs. n. 82 del 2005, Codice dell'amministrazione digitale (CAD), che opera l'equiparazione tra certificato elettronico scaduto e mancata sottoscrizione digitale, venendo cos.ì ad essere integrata la causa di inammissibilità dell'impugnazione prevista dall'art. 24 comma 6 sexies lett. a) l. n. 176 del 2020