L’articolo analizza la significativa espansione avuta dalla giustizia penale a distanza a causa della pandemia da COVID-19.
La prima parte del lavoro è volta a fornire un quadro comparato del fenomeno. Lo scopo è quello di dimostrare come il virus abbia accelerato, su entrambe le sponde dell’Atlantico, il percorso (già in atto) di informatizzazione della giustizia criminale.
In seconda battuta, l’attenzione è focalizzata sul panorama processual-penalistico interno: il legislatore italiano, pur di ridurre il contagio, si è dimostrato a sua volta pronto ad assumere a questo riguardo scelte drastiche. Dopo aver esaminato il delicato bilanciamento tra principi costituzionali sotteso al fenomeno del processo virtuale, nonché la questione della tenuta costituzionale delle previsioni sul punto, l’ultimo paragrafo tratta delle prospettive future.
The expansion of remote criminal proceedings during the COVID-19 pandemic The paper analyses the significant expansion experienced by remote criminal justice due to the COVID-19 pandemic.
In the first part of the paper, a comparative perspective is adopted to provide an overview of the phenomenon. The aim is to show how the virus has accelerated, both in Europe and in America, the ongoing process of computerization of criminal justice.
In the second part of the paper, the focus is on domestic criminal procedural law: to reduce the spread of the virus, the Italian legislator has demonstrated its willingness to make drastic decisions. After examining the balance among the fundamental principles of online proceedings and the delicate issue of the constitutional validity of the provisions regulating this type of proceedings, the last section discusses future perspectives.
Premessa
La pandemia da COVID-19 ha, indubbiamente, stravolto il mondo, dando vita a quella che è stata definita la crisi globale più ardua dal secondo dopoguerra[1]. Per contenere la diffusione del virus, sempre più ordinamenti sono stati costretti ad adottare misure straordinarie, via via più rigide, in grado di comprimere molteplici diritti e libertà fondamentali dell’individuo.
Com’era inevitabile, l’emergenza ha inciso massicciamente anche sul campo della giustizia[2]. Di fronte al pericolo di contagio, molti Paesi hanno compiuto scelte drastiche, decidendo, specie in un primo momento, di rinviare la trattazione di una massa enorme di procedimenti[3]. L’impossibilità di sospendere l’intera attività giudiziaria non ha, però, consentito ai legislatori di fermarsi qui. Essi si sono, infatti, dovuti sforzare, al fine di trovare il modo di trattare in sicurezza quantomeno parte delle regiudicande non rinviabili. Il virus ha, in tal modo, inciso sull’«estetica della giustizia»[4]. Così, ad esempio, in vari Stati si è scelto di rinunciare a simboli classici del «rituale giudiziario»[5], come le toghe[6] e le parrucche[7], e, al contempo, hanno fatto trasversalmente la comparsa nelle (poche) corti ancora aperte, accanto alle oramai classiche mascherine, pannelli di plexiglass[8], volti a proteggere le persone dal contagio. Ma l’estrema difficoltà di contenere comunque la pandemia tramite presidi “fisici” ha messo in moto cambiamenti semiotici ben più radicali. Un tanto ha spinto numerosi legislatori a puntare su una massiccia smaterializzazione dell’attività giudiziaria in ogni campo del diritto[9]. In breve tempo, si è così assistito a un’espansione incontrollata del processo a distanza[10]. Anche a questo proposito vi sono stati approcci eterogenei; ma è degno di nota il fatto che, in diversi casi, ci si è spinti tanto in là da trasferire del tutto una parte del carico giudiziario dal mondo fisico delle aule dei tribunali a quello virtuale. Si tratta di uno scenario che, solo fino a poco prima, poteva apparire futuristico: se è vero che l’utilizzo dei collegamenti audio-visivi nel processo penale non rappresenta affatto una novità, è altrettanto indiscutibile che la celebrazione in forma totalmente online di intere udienze – tramite applicativi quali Facetime, Microsoft Teams, Skype, WebEX e Zoom – costituisce, invece, un evento rivoluzionario anche per Paesi avanzati come gli Stati Uniti[11].
Nel corso del presente studio, l’espansione della «justice digitale»[12], dovuta alla crisi sanitaria in atto, verrà analizzata proprio nell’ottica – quantomai delicata – del rito penale. L’articolo è diviso in più parti: [continua..]