I rapporti tra confisca di prevenzione ed evasione fiscale sono stati al centro di un intenso dibattito in dottrina e, ancor più, in giurisprudenza. L’evoluzione delle misure di prevenzione, d’un lato, e il mutato assetto dell’intervento penale in materia tributaria, dall’altro, hanno posto l’interprete dinanzi a delicate questioni processuali di non facile risoluzione, non solo riguardanti la presunzione di origine illecita del patrimonio e la giustificazione della sua legittima provenienza mediante proventi di evasione fiscale, ma anche la selezione delle fonti di conoscenza che consentono di ricondurre l’evasore fiscale seriale nel perimetro della c.d. “pericolosità tipica”. Le questioni si ripropongono oggi, con profili di ancor maggiore delicatezza, avendo riguardo ai meccanismi fiscali di recupero dell’imposta evasa, l’adesione ai quali permette al proposto/contribuente di regolarizzare la propria posizione tributaria, rendendo vivo il pericolo di “legalizzazione dei patrimoni illeciti” sottraendoli alle maglie dell’ablazione.
The income from tax evasion in the preventive confiscation: charges of allegation, typical dangerousness and voluntary disclosure The relationship between preventive confiscation and tax evasion has been the subject of intense debate in doctrine and even more in jurisprudence. The evolution of precautionary measures and the different arrangement of punitive system in tax matters, have put the interpreter before sensitive procedural issues not easy to resolve. Issues that concern the presumption of the illegal origin of assets and the justification of its legitimate provenance through revenue from tax evasion, but also the selection of sources of knowledge thanks to which the tax evader can be put inside the perimeter of the so-called “typical dangerousness”. Today these questions arise again under even more delicate aspects, with regard to the mechanism of the recovery of tax evaded, by availing of which the taxpayer can settle his position, making it real the danger of a “legalization of illicit assets” so that to escape confiscation.
Il rilievo dell’evasione fiscale nella confisca di prevenzione
Il tema della rilevanza dei redditi provento di evasione fiscale nell’ambito della confisca di prevenzione (e del sequestro che ne anticipa provvisoriamente gli effetti) è indubbiamente un argomento spinoso.
Non perché si tratti di tema nuovo e inesplorato, potendo esso giovare del torrenziale dibattito che da tempo anima dottrina e giurisprudenza [1]. Ma è proprio la diversità di vedute e, in particolare, la costante opera di rielaborazione determinatasi a livello giurisprudenziale (non solo di legittimità), che testimonia la problematicità della questione.
L’argomento ha iniziato a imporsi, naturalmente, a seguito della progressiva attenzione dedicata all’evasione fiscale non solo in ambito strettamente penale. Il sistema, infatti, ha registrato nel tempo una maggiore consapevolezza in ordine agli effetti dirompenti del fenomeno della sottrazione agli adempimenti tributari che, in evidente frizione con i fondamentali principi sanciti agli artt. 2, 3 e 53 della Carta costituzionale [2], determina effetti distorsivi sull’allocazione delle risorse economiche, interferisce sul normale funzionamento del mercato [3] ed altera l’equità e progressività del sistema tributario; ciò in un contesto sempre più strettamente connesso alle attività e agli interessi delle moderne forme di criminalità economica [4], soprattutto organizzata [5].
La necessità, non più procrastinabile, di contrastare con rigore tali fenomeni evasivi ed elusivi dai costi economici e sociali elevatissimi per la collettività, se d’un lato ha indotto il legislatore a potenziare gli strumenti di tipo repressivo (fortificando il corpus punitivo del d.lgs. 10 marzo 2000, n. 74), dall’altro ha spinto la giurisprudenza ad “affiancare” ad essi altri strumenti, dal carattere – però – preventivo: la confisca di prevenzione di cui all’art. 24 d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159 (c.d. “Codice antimafia”).
La materia della prevenzione patrimoniale, infatti, che ad una prima e cursoria analisi non sembrerebbe presentare così pregnanti elementi di collegamento con il diritto tributario, si è ben presto dimostrata una vera e propria “punta di diamante” nel contrasto al poliedrico fenomeno dell’evasione fiscale (species del più ampio genus della c.d. “criminalità lucrogenetica”), giacché idonea ad accludere tra i suoi possibili destinatari la categoria degli “evasori fiscali”, nonché ad arginare le strategie criminose di chi – giustificando l’origine della propria ricchezza utilizzando utili effettivamente conseguiti, ma mai dichiarati al fisco – punti ad eludere l’ablazione delle proprie ricchezze [continua..]