L’avvento e il rapido progredire della tecnologia informatica, oltre ad aver inciso sugli assetti che caratterizzano il nostro vivere quotidiano, ha indicato nuovi itinerari per l’attività di ricerca e raccolta della prova giudiziaria. La natura ontologicamente transnazionale della “prova informatica” (tanto sotto il profilo dell’oggetto della raccolta, quanto della tecnica impiegata per realizzarla) ne svela, però, una scarsa attitudine a essere gestita ricorrendo ai modelli tipici della cooperazione giudiziaria: i dati digitali sono in continuo movimento, spesso in luoghi non territorialmente delimitati, sì da rendere poco agevole il richiamo ai parametri tradizionali della sovranità e della territorialità della prova. Alla congenita capacità della “prova informatica” a sottrarsi alle maglie dell’assistenza giudiziaria bisogna, allora, ovviare attraverso un robusto investimento normativo nell’ambito dei modelli nazionali di approvvigionamento informativo. È un’operazione che deve prendere avvio dalla consapevolezza che il catalogo dei “classici” diritti fondamentali non appare in grado di reggere l’urto dell’innovazione tecnologica: sul proscenio del processo penale, infatti, si affacciano nuovi diritti individuali (quale la riservatezza informatica), diversi da quelli tradizionali ma parimenti meritevoli di tutela “normativa” e “giudiziaria” nell’ambito dell’indagine penale.
The coming and rapid progress of computer technology, as well as having affected the structures that characterize our everyday life, has shown new routes for research and collection of judicial evidence. The ontologically transnational nature of the “digital evidence” (both under the profile of the object of the collection, and the technique used to achieve it) reveals, however, a poor attitude to be managed by resorting to the typical models of judicial cooperation: the Digital Data are in constant motion, often in places not bounded territorially, so as to make it a little easier to appeal to traditional parameters of sovereignty and territoriality of the evidence. The congenital ability of “computer evidence” to evade the mutual legal assistance necessary to mesh, then, overcome by a strong regulatory investment in the national models of research. It is an operation that needs to take start from the awareness that the list of the “classic” fundamental rights does not appear able to withstand the impact of technological innovation: on the stage of the criminal process, in fact, facing new individual rights (such as confidentiality it), other than the traditional ones but equally in need of “legislative” and “judicial” protection as part of the criminal investigation.
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